di: Rocciapolitana D'Abruzzo

Dal castello di Roccascalegna a Torricella Peligna

I comuni coinvolti

Verso il castello che si erge sullo sperone

castello di Roccascalegna

Da Pennadomo si raggiunge Roccascalegna.
Il castello si erge maestoso, affacciato su un dirupo, e si compone di quattro torri e di una cinta muraria, conservando l’atmosfera degli antichi combattimenti e degli assalti.
La creazione della struttura si colloca tra il 1200 e il 1400, e il primo documento ufficiale in cui si fa riferimento al castello è datato attorno al 1520. In questo documento si attesta la ristrutturazione del castello con l’aggiunta di quattro nuove torri cilindriche, ancora oggi visibili, che vanno ad accompagnare una già preesistente di base quadrata.  L’ingresso al castello avviene mediante una scalinata ed è possibile passare da una torre all’altra percorrendo altre rampe di scale scavate nella pietra: così è possibile visitare la Torre del Cuore, chiamata così per un bassorilievo scultoreo a forma di cuore; la Torre del Carcere che portava alle segreta del castello e che incute terrore solo a guardarla; la Torre del forno dove si cucinava il pane e la Torre di Guardia che domina il territorio e che offre una vista spettacolare ai visitatori.
Sul castello aleggia una leggenda cruenta, di cui conservano memoria tutti gli abitanti. Pare che nel 1646 l’allora signorotto del luogo Corvo de Corvis, reintrodusse lo “ius prima noctis“, con il quale si accaparrava il diritto di giacere con ogni novella sposa del paese. Qualcuno ben presto si oppose a questa imposizione e uccise il barone a coltellate. Da vedere anche la Chiesa di San Pancrazio sorta intorno al XII secolo.

L'antico paese di Gessopalena

resti di Gessopalena

Da Roccascalegna si prosegue per Gessopalena. Nelle campagne che circondano l’abitato emerge un affioramento calcareo chiamato La Morgia, ove è possibile ammirare un’importante scultura realizzata dall’artista greco Costas Varotsos.  La parte più antica di Gessopalena, di origine altomedievale, si erge su uno sperone gessoso che domina la valle dell’Aventino. A partire dal XIX secolo il borgo antico è stato progressivamente abbandonato ed ha cominciato a prendere forma il nuovo centro abitato. Storicamente i nomi del paese sono stati molti, ma, tuttavia, hanno sempre conservato la peculiarità geologica del territorio: il Gesso. In età romana il toponimo era Terræ gypsi. Nell’alto medioevo: Gisso de domo. Dal basso medioevo semplicemente: Gesso.
Secondo una leggenda popolare la Morgia era uno sperone della Majella, staccato dall’eroe biblico Sansone e posto da lui nella sua posizione attuale. Il mito ha un fondo di verità: la Morgia è infatti un masso staccatosi dalla Majella nella preistoria e rotolato a valle. Il primo documento che narra dell’esistenza del paese è il Memoratorium dell’abate Bertario di Montecassino, in cui vengono citati i feudi di Montecassino siti tra il Sangro e l’Aventino tra cui il Castellum de Gessi.
Il borgo medievale di Gessopalena sorge su uno sperone di gesso. È abbandonato dal XIX secolo. Gli edifici che lo compongono sono tutti distrutti, tanto che il paese antico è stato trasformato in area archeologica. Le costruzioni sono realizzate in prevalenza col gesso. Nel borgo medievale si trovano i ruderi delle chiese dell’Annunziata, di Sant’Egidio, il cui portale del Trecento è stato rimontato alla chiesa di Santa Maria Maggiore, della Madonna del Rosario e di Sant’Antonio; il monumento alla Resistenza e la sede della Fondazione della Brigata Maiella.

Nel paese di John Fante

titoli di john fante

Da Gessopalena si arriva a Torricella Peligna, patria di John Fante. La pineta di Torricella assisa sul dolce colle, delizia delle nuove generazioni cresciute sotto i suoi pini, si distingue come una delle più preziose oasi di verde per la vita piacevole e per la splendida posizione tra il mare e la Maiella. E’ nata nel 1922 su una collina arida e franosa grazie alla geniale idea di Antonio Porreca.
Nel centro abitato si trova la chiesa di San Giacomo Apostolo risalente all’ XI secolo. La chiesa pur essendo molto antica nel tempo è stata varie volte ampliata e ristrutturata a seguito di numerosi terremoti. Essa presenta in facciata caratteri dell’architettura classica. Ha un impianto a tre navate con abside centrale, completamente trasformato in gusto barocco. La navata centrale risulta coperta da volte a botte lunettata, mentre le due navate laterali sono definite da volte a vela. Il piccolo centro di Fallascoso, frazione di Torricella Peligna, custodisce la dimora di San Rinaldo eremita.
La grotta del Santo e l’adiacente chiesa rurale si trovano alla base di una grossa rupe, appena fuori dal centro abitato. Da un piccolo pianoro pavimentato a lastroni, si prende un ripido sentiero parzialmente scalinato che porta alla base della rupe. Di fronte ad essa si trova la cappella dedicata al Santo eremita (5,10×3,30 metri), con una piccola finestra posta in facciata e all’interno, in una nicchia sull’altare, la statua in cartapesta raffigurante S. Rinaldo.
Il campanile è molto originale dal momento che sfrutta la rupe sovrastante la chiesa, ponendo sulla sua sommità un piccolo arco che sorregge la capanna.