di: Rocciapolitana D'Abruzzo

Dai resti di Juvanum a Quadri

I comuni coinvolti

I resti di Juvanum

resti di Juvanum

Da Torricella si prosegue per Montenerodomo dove è possibile percorrere un itinerario fatto di “pietre”.
Lasciata Piazza De Thomasis ci si immette in Salita della Torre, a metà della quale, su un costone roccioso, sono presenti i resti di un torrione eretto nel medioevo sulla sommità di un arco a guardia della “Porta di San Martino” (ingresso sud dell’abitato in quell’epoca) che era situata immediatamente in basso all’inizio dell’attuale scalinata che, con un percorso ad esse, conduce in Piazza Benedetto Croce.
Soffermandosi poco oltre, alla fine della prima rampa lo sguardo viene attratto da un muro possente elevato sulle rocce a strapiombo che rappresentavano un baluardo difensivo naturale, inattaccabile dell’abitato medioevale. In parte crollato, conserva ancora la grandiosità della costruzione di cui rappresentava la facciata nord-orientale. Era, questa, la casa della famiglia Croce (dove –scrive Benedetto Croce- vissero ab antico i miei maggiori) che, con la sua imponenza, giungeva ad occupare metà della piazza attuale, intitolata al filosofo, dove una lapide, apposta nel 1967 su una cornice dell’edificio, e attualmente in fase di ristrutturazione, così ricordava l’ascendenza paterna dell’illustre abruzzese.
Giunti in piazza, il tempo di soffermarsi ad ammirare lo stupendo panorama che da qui si gode, si è colpiti da due enormi pietre miliari di epoca romana murate nel muro di sostegno della scalinata, che conduce sul sagrato della chiesa di San Martino. Questa, costruita nel XIV secolo, è stata più volte oggetto di lavori di consolidamento e di restauro che, nel corso dei secoli, ne hanno modificato l’aspetto originale. In particolare, dopo gli ultimi lavori (1979/84), il campanile, prima edificato sulla sommità della facciata, è stato ricostruito sulla sinistra, staccato dalla costruzione.
Di sicuro il sito di maggiore interesse turistico resta quello di Juvanum, classificato dal Ministero dei Beni Ambientali area archeologica di interesse nazionale, facilitata da pannelli descrittivi. Il Museo Archeologico conserva attualmente nel suo antiquarium un sarcofago in pietra con coperchio a doppio spiovente, che reca sulla fronte un epitaffio inciso su nove righe. Il defunto era Marco Titatius Celer, un giovinetto di sedici anni, di rango equestre, amante della poesia; i dedicanti, invece, i suoi genitori Marco Titatius Rufus e Verania Severa.
L’itinerario di visita si snoda secondo un percorso che, partendo dal Santuario italico con i Templi sannitici e il Teatro, ci conduce nel complesso monumentale della città Romana, attraverso il quartiere orientale con la casa di Bacco, il Foro con le sue iscrizioni, la Basilica, le tabernae e il quartiere artigianale.

Verso Pizzoferrato, sopra i 1000 metri

pizzoferrato

Da Montenerodomo si prosegue per Pizzoferrato, riserva di ossigeno e serenità, ambiente dove flora e fauna sono perfettamente integri. Nei boschi, infatti, vivono ancora numerose specie di mammiferi e uccelli. Inoltre, è ricco di corsi d’acqua come il torrente Parello e di sorgenti come: Fonte Maggiore, Capo Canale, la Ria, la Rietta.
Le sue origini non sono certe ma gli studiosi sono concordi nel farle risalire all’alto medioevo. Pizzoferrato è un caratteristico borgo da visitare, un luogo immerso nella tranquillità, ricco di storia e di forti tradizioni religiose. Si presenta agli occhi del visitatore con un grazioso centro storico molto caratteristico. Sono comunque scarse le notizie storiche: alcune rovine del borgo fortificato e la chiesa di S.Nicola e della Madonna del Girone, visibili sulla grande roccia che sovrasta l’abitato, risalgono al X secolo.  Prima dell’anno mille nel comune di Pizzoferrato c’erano 3 piccoli abitati il cui nome iniziava per “Pitius” cioè “Pizzo”: Pitius Superior (Pizzo Superiore), attualmente identificabile con la Rocca che sovrasta il paese; Pitius Medium (Pizzo Medio) molti la identificano con la Rocca Fonte Maggiore; Pitius Inferior (Pizzo Inferiore) attualmente detta Roccarsa. A circa 3 km chilometri dal paese, si trova il villaggio turistico “Valle del Sole”, dal quale si può raggiungere il piccolo comprensorio sciistico Pizzoferrato-Gamberale dove si può praticare lo sci di fondo e lo snowboard.

Le rovine di Trebula

rovine di Trebula

Da Pizzoferrato si va in direzione di Gamberale ove svetta il castello circondato da abitazioni settecentesche in pietra. Gamberale domina l’intera valle del Sangro, e si trova circa a 1350 m di altitudine sopra il livello del mare. Da Gamberale si procede verso Quadri per ammirare i resti del sito archeologico di Trebula. Un’epigrafe di età adrianea posta nel sito stesso cita l’esistenza di un vicus di Trebula. Il centro diventò municipio romano dopo la guerra sociale, insieme alle vicine Cluviae ed Juvanum, prima di tale guerra fu città dei Sanniti–Carecini.
Fatto documentato da vari reperti archeologici che spaziano tra l’età augustea ed il primo periodo imperiale tra cui un piccolo anfiteatro (ne è stata portata alla luce parte dell’arena). Il tempio italico, secondo alcuni studiosi, era dedicato a Iuppiter Trebulanus, realizzato con orientamento da nord a sud. Attualmente ne rimane solamente il podio. Sui ruderi dell’edificio sacro vi era stata costruita la chiesa della Madonna dello Spineto. Varie campagne di scavo condotte nel biennio 1990–91 e nel 1995 che hanno interessato il tempio e una limitata area adiacente hanno riportato alla luce tratti del recinto sacro inerenti al santuario in opera poligonale. Edificata dai monaci benedettini tra il IX ed l’XI secolo sul tempio italico di Trebula. Era a tre navate terminanti in absidi. Sul fianco destro della facciata vi era la torre campanaria.